Non vedremo il suo faccione steso per i muri delle città italiane. Silvio Berlusconi annuncia che per la prossima campagna elettorale per europee e amministrative non ci saranno i famosi manifesti sei per tre utilizzati in passato. «Non si farà nessun manifesto», ha assicurato ieri il premier da Bruxelles. Anche se poi non è vietato ai candidati locali di realizzare manifesti per conto proprio. Non avremo dunque il piacere di avere davanti quegli autentici colpi di genio comunicativi – dal “presidente operaio” all’ormai mitico “meno tasse per tutti” – diventati, elezione dopo elezione, dei veri e propri cult. Che poi, sistematicamente, facevano apparire in Internet le parodie più divertenti. Per citare una delle meno hard: “meno tasse per tutti” diventava “meno tasse per Totti”. E via sghignazzando. I manifesti, in realtà, sono una cosa serissima, visto che hanno contribuito in modo determinante alla vittoria in diverse elezioni: quella delle Politiche del 2001, per esempio, e del 2008. parlano i fatti Berlusconi, però, questa volta ha deciso di farne a meno. Le ragioni fondamentali, spiegano dal suo entourage, sono due: spendere meno, specialmente in questi tempi di crisi economica, e comunicare con i fatti, ovvero con l’azione di governo. «I manifesti costano», spiega Antonio Palmieri
Austerity Silvio: campagna elettorale senza i manifesti
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