Internet: l’utilità dei filtri a protezione dei minori. Intervento di Antonio Palmieri.

Avvenire del 29 ottobre 2002

Perché in Italia non si parla dei programmi-filtro che rendono sicura la navigazione in Internet dei più piccoli? Alla domanda posta dall’articolo “Internet & ragazzi: quel silenzio sui filtri” di Francesco Ognibene, pubblicato alcuni giorni fa, credo si possa rispondere in quattro modi.

Si oppongono ai filtri on line coloro i quali pensano che i ragazzi debbano crescere senza regole e indicazioni da parte degli adulti, per non mortificare la loro personalità. Non so quanti siano i sostenitori di questa dissennata pedagogia: credo che la maggior parte dei genitori vegli – per quanto è possibile – sugli incontri, sui programmi televisivi, sulle letture dei propri figli. Lo fanno perché sanno che la libertà dei più piccoli – cioè la loro capacità di conoscere la realtà e quindi di scegliere – si sviluppa mano a mano che aumenta la loro crescita personale e culturale.

Ai filtri on line possono opporsi anche gli irriducibili internauti per i quali la Rete è e deve restare una “terra di libertà”, paradiso virtuale dove non devono vigere le tristi regole che la vita sociale ci impone, dato che in Internet gli esseri umani sono buoni perché liberi. Anche in questo caso la realtà smentisce l’utopico desiderio di un mondo perfetto, seppur virtuale.

A mio avviso in Italia altri due sono i più pericolosi e concreti avversari dei filtri on line: il meccanismo di funzionamento dei media e la solitudine della famiglia di fronte alla tecnologia.
I media tradizionali si occupano con grande evidenza di Internet quasi esclusivamente quando accadono fatti di cronaca nera riferibili alla Rete. Iniziative come www.davide.it oppure come quella del Ministero dell’Innovazione citate nell’articolo di Ognibene, non fanno notizia. Solo gli addetti ai lavori ne sono al corrente e, a volte, nemmeno loro. L’indifferenza dei media alimenta la solitudine della famiglia di fronte alla tecnologia. I nonni sono spesso estranei ai nuovi media, i genitori magari li adoperano per lavoro o per il tempo libero ma in molti casi non hanno cognizione di come poter adoperare utilmente la Rete per favorire la crescita dei figli.

Se questi sono gli avversari della diffusione dei filtri on line e più in generale della diffusione dell’educazione al corretto uso dei nuovi media, come migliorare la situazione?

Suggerisco due vie. La prima riguarda l’uso della televisione di stato. Urgono programmi televisivi in orari accessibili, destinati ai piccoli e alle famiglie. Internet è parte ineliminabile del nostro habitat culturale e comunicativo: il vero servizio pubblico deve aiutare i cittadini a padroneggiare la rete. La seconda via viene dagli utenti stessi. Il passaparola via e-mail è strumento potentissimo di condivisione di informazioni. Dai siti pubblici e dai siti privati è possibile far partire campagne di sensibilizzazione, diffondere iniziative utili diffondendo e-mail che scatenino un positivo contagio on line. Si tratta di usare la forza di Internet, mezzo individuale di comunicazione di massa, a vantaggio di chi vuole usare bene la Rete. Poiché ritengo che i filtri siano utili e il loro uso vada diffuso, mi auguro che il dibattito si arricchisca di nuovi contributi.

Per quanto mi riguarda, c’è un unico filtro da togliere: quello dell’indifferenza. Il mio impegno, come deputato e responsabile del dipartimento innovazione di Forza Italia, è quello di dare un contributo in questa direzione.


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