Punto Com del 21 gennaio 2003
di Luigi Ferro
Il 2003 è l’anno europeo del disabile. “una utile liturgia” come la definisce il parlamentare di forza italia Antonio Palmieri, firmatario di un progetto di legge per l’accessibilità del web, che serve a sollevare il problema dell’accessibilità anche di Internet ai portatori di handicap.
Perché le barriere architettoniche, oltre che a esistere ancora nella vita di tutti i giorni, sono presenti anche sulla rete dove non sono poi così virtuali visto che alla fine impediscono l’accesso ai siti Internetdi una buona fetta della popolazione.
Secondo i dati dell’Istat i disabili in Italia sono circa 5% (contro una media europea del 10%), nel 60% dei casi donne e coinvolgono il 14% delle famigli italiane.
Una massa di persone che spesso cozza contro siti non pensati anche per loro. Fra questi ci sono anche quelli della Pubblica Amministrazione; alcuni casi eclatanti, dei quali abbiamo avuto modo recentemente di occuparci anche su Punto.com, più una pletoria di piccole disattenzioni che secondo Maurizio Trezzi, responsabile della redazione di superabile.it, portale Internet dedicato all’argomento, realizzato da Citec per conto dell’Istituto Nazionale Assicurazioni contro gli infortuni sul Lavoro (Inail) di fatto trasformano Internet in una corsa ad ostacoli: “nel 70% dei casi sono siti non accessibili”.
Il che significa o che non rispettano le linee guida del World Wide Web Consortium W3C, l’ente che “sviluppa tecnologie che garantiscono l’interoperabilità per guidare il world wide web fino al massimo del suo potenziale”, o che non utilizzano soluzioni adatte all’utilizzo del sito anche ai portatori di handicap.
Per scendere nel dattaglio si parla dell’utilizzo di reader, software che riconoscono e leggono il testo delle pagine web per non vedenti, dell’abolizione dei pop pup e dell’utilizzo indiscriminato delle rutilanti animazioni flash, ben poco amichevoli per i disabili, ai quali fa più comodo l’informazione nuda e cruda.
“Non solo aggiune – Trezzi – più foto ci sono più il sito diventa complicato”. Ogni foto infatti dovrebbe riportare anche una descrizione testuale che permetta ad un reader per ipovedenti di dare un senso alla descrizione vocale del sito.
Soluzioni tecniche che hanno però dei costi che secondo Oreste Signore, manager dell’ufficio italiano del W3c, “sono marginali nel caso della realizzazione di un nuovo sito. In pratica equivalgono a quelli di uno normale” ma possono diventare ben più alti quando si mette mano a un progetto già realizzato per corregerne i difetti e coinvolgere i portatori di handicap.
Se ne sono accorti i responsabili delle pagine web realizzate per le Olimpiadi di Sidney che hanno costruito un sito dimenticandosi dei disabili e di fronte alle proteste hanno fatto due calcoli per scoprire che renderlo accessibile averbbe avuto un costo di circa 2,2 milioni di dollari. Qualcosa però nel frattempo si è mosso. A smuovere le acque ci ha provato l’Aipa (l’Autorità per l’informatica nella Pubblica amministrazione) che nel 2001 ha emanato una circolare e ha poi proposto iniziative di sensibilizzazione. Poi è stata la volta di una direttive del dipartimento della Funzione Pubblica e di un’altra direttiva del Presidente del Consiglio che ha fissato le norme per la registrazione del nuovo suffisso gov.it destinato ai siti dell’amministrazione statale.
Tra i requisiti richiesti per poter disporre del dominio c’è anche il rispetto delle norme legate all’accessibilità. Il ministero del Welfare dovrebbe poi attivare un sito per l’anno europeo dei disabili, governo.it è stato recentemente reso accessibile ai portatori di handicap così come www.comunicazioni.it, il portale del Ministero per le Comunicazioni che può essere visitato anche da non vedenti e ipovedenti.
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