In estrema sintesi, per la mia esperienza di quasi 18 anni di campagne elettorali, una campagna oggi ruota attorno a due assi: il fattore “tempo” e i contenuti (compresi i toni e i modi) della comunicazione.
Il tempo: per chi è già elettore fedele di uno schieramento il tempo ha poca rilevanza: l’elettore di appartenenza usa la prima fase della campagna per documentarsi e per mobilitarsi, se è un attivista.
Per gli elettori indecisi, che non seguono né amano particolarmente la politica e per coloro (sempre più in crescita e determinanti per gli esiti delle elezioni) che decidono all’ultimo se votare (e per chi) il fattore tempo è invece determinante, in quanto sono decisivi i messaggi da cui sono raggiunti negli ultimi giorni.
La comunicazione comprende: a) i materiali “statici” o che comunque gestisci tu (manifesti, volantini, pubblicazioni, lettere, internet, ecc.) b) quella del “giorno per giorno”, fatta di dichiarazioni, convention, battute…. Questa comunicazione la gestiscono i media, che decontestualizzano e ricontestualizzano il tuo messaggio, scegliendo ed enfatizzando pezzi di quello che dici a prescindere dalle tue intenzioni, in base alla situazione, allo schieramento e alla convenienza.
La comunicazione del primo tipo è utile a posizionarti, a dare argomenti ai tuoi sostenitori, a fornire elementi per il passaparola, a offrire agli elettori non schierati o “agnostici” la possibilità di informarsi ed è importante nella prima parte della campagna…ma è la seconda comunicazione quella decisiva, nei contenuti e nei toni, perché colpisce tutti, ed è assolutamente decisiva per gli elettori “dell’ultima ora”.
Ovviamente il discorso è più complesso, le variabili in gioco sono anche altri (la personalità reale e percepita dei candidati, la qualità delle liste, la situazione generale, il clima antipolitico, ecc.): però i due assi a mio avviso sono ciò attorno a cui il resto si dispone.
Ora basta riflessioni e pancia a terra per vincere il ballottaggio a Milano.
Lascia un commento