Il Tempo del 5 ottobre 2004
di Fabrizio Dell’Orefice
Il movimento azzurro studia una campagna per far conoscere i benefici della riforma e gli svantaggi di quella del centrosinistra
Il nostro federalismo costerà 37 miliardi, 24 in meno di quello dell’Ulivo. Dopo settimane di polemiche, Forza Italia prepara una campagna in risposta alla sinistra che «diffonde cifre allarmanti sull’aumento della spesa determinato» dalle riforme. Si tratta di una vera e propria opera di contro-informazione (o semplicemente di informazione, dipende dai punti di vista) che sta organizzando il movimento azzurro visto che anche i sondaggi adesso rilevano una certa contrarietà degli italiani alle riforme istituzionali che sono attualmente ai voti della Camera.
Il partito di Berlusconi prepara un volantino da inviare via internet a militanti e simpatizzanti «ma seguiranno anche iniziative nel mondo fisico, come convegni e brochure informative», promette Antonio Palmieri, responsabile internet di Forza Italia e promotore del piano. «Secondo l’Isae – è scritto nel volantino virtuale -, se attuato pienamente nella sua forma originaria, il federalismo approvato dall’Ulivo costerebbe in tutto 61 miliardi di euro»; «in realtà, le correzioni apportate dal centrodestra faranno diminuire i costi, perché le Regioni non avranno più 18 materie su cui legiferare in modo esclusivo, ma al massimo sette». Secondo i tecnici azzurri, dunque, ci saranno «notevoli risparmi», perché «diminuendo le competenze delle Regioni, di conseguenza diminuisce la necessità di maggiori trasferimenti di personale e di risorse: questi risparmi sono stimati intorno al 40% rispetto ai costi della riforma varata dal centrosinistra». Dunque, poco meno di 37 miliardi.
Ulivo, quanto ci costi. Nel testo viene anzitutto attaccata la riforma fatta dall’Ulivo quando era maggioranza. «È stato il centrosinistra ad approvare – si legge -, per soli quattro voti alla fine della scorsa legislatura nella primavera del 2001, una parziale riforma federale senza accertarne il costo».
Riforma da riformare. «La riforma della sinistra: ha addossato ulteriori competenze agli Enti locali senza dotarli delle necessarie risorse finanziarie; ha soppresso i trasferimenti statali per il finanziamento del trasporto pubblico e della spesa sanitaria, senza precisare la quota dei tributi erariali che lo Stato può e deve girare automaticamente alle autonomie locali; ha menzionato l’esigenza di coordinare la finanza statale con quella regionale e comunale, ma ha evitato di stabilirne le modalità». E dunque «la conseguenza è stata che a livello locale ci sono state nuove spese e nuove imposte, che hanno fatto aumentare i costi in misura pari al 2-4%, una cifra compresa tra i 25 e i 50 mila miliardi di vecchie lire.
Non spacchiamo, ricompattiamo. «La nostra riforma costituzionale – spiegano i tecnici di Fi – non spacca ma anzi ricompatta il Paese perché determina il ritorno di alcune materie importanti alla competenza dello Stato».
Tornano a Roma. Dopo aver elencato le competenze che tornano al livello centrale, si sottolinea che «il trasferimento allo Stato di queste materie è il miglior antidoto per evitare che nascano processi di divaricazione tra le Regioni».
Vanno alle Regioni. «La devoluzione, invece, assegna alle Regioni materie che possono gestire meglio dal punto di vista organizzativo e finanziario, poiché è innegabile che gli enti locali sono più vicini al cittadino di quanto non possa essere un governo centrale».
Le tre «S». Infine, il testo di Forza Italia fa tre esempi. Per la Sanità, «le Regioni avranno competenza legislativa esclusiva su assistenza sanitaria e organizzazione ospedaliera. Allo Stato spettano le norme generali sulla tutela della salute». Per la Scuola «le Regioni avranno competenza legislativa su l’organizzazione degli istituti scolastici e di formazione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche. Allo Stato il compito di assicurare l’omogeneità complessiva degli studi». Per la Sicurezza «le Regioni avranno competenza legislativa sulla organizzazione della polizia amministrativa e locale».
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