La Provincia del 11 aprile 2005
di Vittorio Colombo
Antonio Palmieri, uomo comunicazione di Forza Italia, spiega quale sarà la strategia del presidente del Consiglio. “Adesso si tratta di aggiustare la linea di governo, non di sostituire uomini. Dimettersi sarebbe autolesionista”.
“Follini dice che è meglio votare subito piuttosto che subire un anno di campagna elettorale velenosa e demagogica? Se fossi Berlusconi risponderei che in tutte le democrazie l’ultimo anno di legislatura coincide con la campagna elettorale. E che in America Bush ha governato l’ultimo anno in campagna elettorale, rilanciando l’economia e proseguendo nella lotta al terrorismo. E ha vinto”.
Antonio Palmieri, deputato eletto nel collegio di Cantù, è uno degli uomini di Forza Italia più vicino al premier, una figura-chiave nella macchina di comunicazione del partito.
Accetta con ironia il “se fossi Berlusconi”. “Ma grazie al cielo, e per fortuna di tutti gli italiani, io non sono Berlusconi”, aggiunge.
Palmieri giudica eccessive le preoccupazioni del leader dell’Udc, il vicepremier Marco Follini: “La campagna elettorale non impedisce di governare bene, non capisco tanti timori”, dice.
Mettiamo da parte le elezioni anticipate. In Alleanza Nazionale il ministro Alemanno propone un Berlusconi bis. Lei si dimetterebbe per formare un nuovo governo?
Due premesse. Siamo nati per dire basta ai partiti della vecchia politica. E siamo disponibili ad accogliere le osservazioni degli alleati, quando sono formulate in un’ottica costruttiva. Modifichiamo quello che non va, allora. Ma se fossi Berlusconi, la prospettiva di dimissioni per formare un altro governo mi sembrerebbe autolesionista.
Allora un rimpasto, quali ministri cambiamo?
Ma non c’è alcun ministro che abbia demeritato. E comunque in questi anni è già successo di sostituire qualche elemento, senza drammi. Adesso però si tratta di aggiustare la linea di governo, non di sostituire uomini. Si tratta di ridefinire il programma alla luce di uno scenario che è diverso dall’inizio della legislatura, con delle condizioni esterne, per esempio nell’economia, allora imprevedibili. Alle elezioni regionali siamo stati sconfitti, l’ha riconosciuto anche Berlusconi. Ma hanno pesato da un lato il voto di protesta, e dall’altro singoli fattori locali. Non vedo perché debba cadere il governo. Dopo di che, è chiaro che questo risultato è un campanello d’allarme.
Massimo D’Alema dice che con un altro anno con voi al governo i conti pubblici rischiano lo sfascio. Che volete vendere in un solo colpo Enel ed Eni per tagliare un po’ di Irpef
Fossi Berlusconi, ricorderei a D’Alema che i conti li hanno sfasciati loro nell’ultimo anno della legislatura del centrosinistra, con una serie di provvedimenti senza copertura finanziaria che hanno portato alla fine al buco da 35 mila miliardi di lire che abbiamo trovato noi. Buco che è stato recentemente confermato anche dalla ricerca di Luca Ricolfi pubblicata da «Il Mulino». Insomma, quello che paventano come spauracchio, l’hanno in realtà fatto scientificamente loro a fini elettorali, con provvedimenti demagogici come l’abolizione del ticket. Fossi Berlusconi, ricorderei a D’Alema che nei primi quattro anni del nostro governo i conti dello Stato sono sempre stati a posto, a differenza di quanto accaduto per Francia e Germania, senza mai sforare il tetto europeo. Gli ricorderei che il nostro governo ha combattuto e vinto la battaglia per allentare i vincoli di Maastrich e dare fiato all’economia. E che abbiamo introdotto un provvedimento virtuoso come il tetto del 2% all’aumento dei costi dello Stato. Provvedimento che intendiamo riproporre anche nella prossima finanziaria”.
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