La Provincia di Como del 13 aprile 2005
di Silvia Cattaneo
L’astensione dal referendum come mezzo per esprimere due volte il proprio diniego: contro la modifica della Legge 40 sulla fecondazione assistita e contro il fatto stesso di aver proposto agli italiani il suo cambiamento.
E’ stato un messaggio orientato al “non-voto attivo” quello mandato al folto pubblico che lunedì sera gremiva l’auditorium dell’oratorio cermenatese dai relatori, ovvero il deputato del Collegio di Cantù Antonio Palmieri, Mario Palmaro della facoltà di bioetica di Roma e Michele Brambilla, direttore del quotidiano «La Provincia».
Una serata per riflettere su un argomento delicato quale quello della procreazione assistita, che nei prossimi mesi si troverà al centro di una consultazione referendaria, la cui valutazione implica giudizi di tipo etico e politico, emotività e fede. E proprio quest’ultima posizione, ovvero quella del cattolico – come credente prima che come elettore – è stata oggetto di dibattito.
Disertare le urne, dunque, non quale atto di scarso senso civico, bensì per attuare una strategia di tutela dei valori del proprio credo: «Non andare a votare – ha spiegato Antonio Palmieri – in questo caso è una decisione assolutamente degna, poiché rappresenta il modo in cui la maggioranza degli italiani può dire alla minoranza che questo referendum non doveva essere indetto». Paradossalmente, secondo il deputato, recarsi in cabina e tracciare una croce sul “no” potrebbe risultare meno efficace dell’astensione: «Dobbiamo ricordare che il referendum è valido solo se raggiunge il quorum, perciò votando, anche se “no”, di fatto si aiuta il “si”».
Una questione dalle molteplici facce, quindi, e proprio questa sua natura intrinseca, secondo Michele Brambilla, ne evidenzierebbe l’insidiosità: «Trovo questo quesito una minaccia che non esiterei a definire diabolica, in quanto si presenta come un bene pur essendo, di fatto, un male. Molti, in assoluta buona fede, voteranno “si” credendo di aiutare in questo modo coppie il cui unico desiderio, legittimo, è avere figli. Ma la realtà è ben diversa».
Due, in particolare, i punti messi in evidenza dai relatori quali fondamenti dell’inaccettabilità della procreazione assistita: l’alta percentuale di abortività degli embrioni connaturata a ogni fecondazione e il criterio di selezione degli embrioni malati, che farebbe dipendere la dignità di una vita dal suo rispondere oppure no a criteri di perfezione. Mario Palmaro ha allargato poi la questione al dopo la consultazione: «Quella attuale è la migliore legge possibile oggi. Ma la sfida consiste nel far conoscere poi i motivi per cui la fecondazione assistita, di per sé, è disumana»
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