Società Internet del 25 luglio 2005
di Antonio Palmieri
INTERVENTO
DELL’ONOREVOLE
ANTONIO PALMIERI
Antonio Palmieri, Deputato alla Camera, è nato a
Milano, laureato in filosofia e specializzato in
comunicazione presso la Scuola di Specializzazione in Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica di Milano, risiede a Milano. È deputato dal maggio 2001, componente della Commissione cultura.
Dall’ottobre 1993 lavora al progetto di cambiamento proposto da Forza Italia, in qualità di responsabile nazionale della comunicazione elettorale, fondatore della Consulta Cattolica e responsabile Internet.
C’è un proverbio spagnolo che dice che “Parlare di tori non è come essere nell’arena”. Intervenendo qui mi sento un po’ come uno che parla di tori poiché il mio contributo diretto è stato purtroppo molto limitato. Per questo voglio cominciare il mio intervento con un plauso al lavoro fatto da tutti coloro che hanno
lavorato in questi mesi in sede nazionale e
internazionale.
Credo che tutti possiamo convenire su una
impostazione che consideri Internet come luogo
insieme sia di sussidiarietà che di solidarietà. È
l’impostazione che a mio avviso emerge dai lavori che abbiamo e che avete fatto in questo anno e mezzo.
Internet è luogo di sussidiarietà perché è per sua natura fatto dal basso, dalle persone, dalle associazioni, dalla società. E proprio perché rete che unisce tra loro individui e gruppi tra loro lontani essa è anche luogo di vera e attiva solidarietà.
E credo anche che possiamo essere tutti d’accordo anche sul considerare Internet come “ambiente” che può sviluppare libertà e democrazia proprio in quanto è luogo di impegno personale (sussidiarietà) e di condivisione (solidarietà).
A questo riguardo credo che il vero quesito sia questo: è la Rete che favorisce lo sviluppo della libertà e della democrazia o viceversa sono libertà e democrazia il presupposto perlo sviluppo di Internet?
Internet è nata e si è sviluppata in primo luogo nei paesi dove c’è democrazia e libertà ma vero è che
l’esperienza di questi ultimi anni mostra che la Rete stessa può contribuire a fondare una democrazia o quanto meno a diffondere l’anelito alla libertà, proprio per il suo carattere pervasivo e la sua capacità di superare i confini e i limiti fisici. E ciò è talmente vero che i Paesi dove la libertà è limitata o negata hanno un
atteggiamento che tende a comprimere le potenzialità di Internet, perché giudicate “eversive” dell’ordine costituito.
In questa situazione, quale è la strategia migliore che il nostro governo e l’intera Unione Europea devono tenere alla conferenza mondiale di Tunisi?
Poiché è evidente che i Paesi che comprimono la Rete e la sua libertà (e non solo quella) non modificheranno il loro atteggiamento per il fatto che noi gli si dica che Internet deve essere libera, forzare lo scontro su questo punto forse potrebbe non essere la soluzione più idonea.
Si potrebbe più utilmente fare di Tunisi una tappa
intermedia, che non pretenda di risolvere tutte le
questioni aperte (prima fra tutte quella della libertà della Rete) e lasciare che nel frattempo maturino le condizioni per cui questi Paesi modifichino il loro comportamento!
Un approccio contenitivo, difensivo se vogliamo, che però ha il vantaggio di tenerci ancora tutti insieme attorno a un tavolo a trattare e consente di non rompere il cammino verso un accordo che dobbiamo costruire nel tempo, con tenacia ma anche con grande pazienza.
Da ultimo due brevi considerazioni: in un primo luogo voglio evidenziare il ruolo positivo avuto dal Governo italiano e dal Ministro Stanca. Abbiamo saputo lavorare con pazienza e tenacia per portare avanti gli obiettivi del summit e avere una posizione europea unica e condivisa, che abbia più forza al tavolo delle trattative.
In secondo luogo, credo che come italiani abbiamo di che essere contenti del lavoro fatto in questa legislatura sul versante internazionale (e non solo). E’ stata una attività “fondamentale”, nel senso che ha posto delle solide fondamenta, che tracciano la via per gli anni a venire.
Il piano dell’e-government per lo sviluppo (uno dei frutti del G8 di Genova, così come il piano per la lotta all’AIDS nei paesi africani) è l’esempio più importante e visibile di questa attività.
La sua enunciazione e soprattutto la sua progressiva attuazione nel corso di questi anni hanno posto l’Italia all’avanguardia nel mondo su questa materia. Un esempio di cui tutti possiamo essere fieri e che confermerà il nostro ruolo di protagonisti anche nei prossimi anni.
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