L’Italia negli ultimi dieci anni ha fatto notevoli passi in avanti per recuperare il divario digitale rispetto agli altri Paesi. Si tratta di portare a compimento molte iniziative avviate e di tenere conto delle nuove prospettive aperte dall’inesorabile sviluppo tecnologico, all’interno di quanto previsto dall’Agenda digitale europea.
Nel nostro programma ufficiale abbiamo sinteticamente indicato alcune tematiche, con le quali abbiamo come Popolo della Libertà spronato il governo tecnico, con la nostra proposta di legge, prime firme mia e Angelino Alfano, e altre iniziative parlamentari e non. Data l’importanza del tema vale la pena approfondire ulteriormente e integrare con nuovi spunti il nostro programma:
1. Coinvolgimento di governo e parlamento. Nella nostra proposta la responsabilità della realizzazione dell’Agenda Digitale veniva assegnata direttamente alla Presidenza del Consiglio e il Parlamento coinvolto in modo permanente con la commissione bicamerale per l’innovazione. Sono due proposte da valutare per la prossima legislatura.
2. Digitalizzazione Pubblica Amministrazione. Favorire la piena applicazione, a ogni livello della pubblica amministrazione del Codice dell’Amministrazione Digitale, voluto e implementato dai ministri Stanca e Brunetta. In particolare occorre insistere sulla interoperabilità e integrazione tra i dati in possesso delle varie amministrazioni e armonizzare l’agenda nazionale con quelle regionali e le iniziative degli enti locali. Completare l’attuazione di quanto previsto dal decreto approvato lo scorso dicembre.
3. Open source nella pubblica amministrazione. Lasciare libertà di scelta e utilizzo da parte di ogni pubblica amministrazione del tipo di programma, open source o codice proprietario, che più si adatta alle proprie esigenze.
4. Azione contro il digital divide e diffusione della cultura digitale. Un’agenda digitale che non prevede l’alfabetizzazione del cittadino al suo utilizzo è del tutto inidonea alle esigenze del nostro Paese. In particolare la RAI deve attuare un piano di alfabetizzazione informatica e sulle potenzialità dell’economia digitale, utilizzando la televisione generalista, un canale digitale tematico in chiaro e un portale dedicato.
La scuola deve portare a compimento il progetto “Scuola 2.0” avviato dal governo Berlusconi e continuato dal governo Monti.
5. Incentivare la creazione di startup innovative. Occorre rivedere i troppo rigidi criteri per la definizione di startup previsti dal decreto legge approvato a dicembre 2012. In questo modo si amplierà la possibilità di creare nuove aziende innovative in Italia, da parte dei giovani e anche di coloro che non sono giovani di età ma in grado di creare aziende innovative in forza della loro precedente esperienza lavorativa.
6.. Zone franche urbane per le startup innovative. Selezionare comuni all’interno dei quali sono applicate alle startup innovative condizioni fiscali e contributive analoghe a quelle previste nelle zone franche urbane. Questi comuni sono scelti tra i capoluoghi di provincia con un ecosistema ad elevato tasso di sviluppo; con adeguate infrastrutture direzionali e residenziali a costi competitivi; con collegamenti terrestri nazionali ad alta velocità; vicini ad aeroporti internazionali; dotati di grandi imprese, di università e di centri di ricerca.
7. Detassazione dei ricavi del commercio elettronico internazionale delle pmi. Nel triennio 2013-2015, detassare i redditi generati da parte di micro imprese e di piccole imprese italiane dalla cessione di beni e di servizi in favore di soggetti esteri, tramite piattaforme di commercio elettronico.
8. Smart cities e smart communities. Valutare gli effetti e le concrete realizzazioni dei due bandi approvati dal precedente governo. Mettere a fattor comune le sperimentazioni realizzate per puntare a un modello italiano di città intelligente. Realizzare il portale “Italia intelligente: il modello italiano”, nel quale raccogliere e divulgare le migliori esperienze italiane e straniere.
9. Open government e open data. Portare a compimento la strategia di Open government avviata dal governo Berlusconi nell’ottobre 2011.
Rendere sempre più usabili e interamente accessibili i portali nazionali della pubblica amministrazione e quelli regionali e locali.
Realizzare il principio generale di trasparenza assoluta della Pubblica Amministrazione, sul modello previsto dal Freedom Of Information Act.
Portare a compimento le norme e le iniziative per garantire a tutti i cittadini la trasparenza amministrativa, messa a disposizione attraverso il portale nazionale dati.gov.it e i portali regionali.
10. Promuovere il coinvolgimento dei cittadini. Ampliare sempre di più la partecipazione dei cittadini e sviluppare una governance sempre più aperta, trasparente e collaborativa, attraverso l’implementazione di iniziative come: “Linea Amica” il servizio nazionale multicanale di ascolto del cittadino; “Mettiamoci la Faccia” ; “MiglioraPA”, “MiaPA” il social check-in della Pubblica Amministrazione che permette con l’uso di uno smartphone di trovare l’ufficio pubblico più vicino, esprimere la propria valutazione e lasciare un commento sul servizio ricevuto; l’esperienza pilota della valutazione civica dei servizi, avviata a partire dal 2009 in collaborazione con Cittadinanzattiva.
11. Portale nazionale dei costi della politica. Realizzare un portale unico dei costi della politica (per Stato centrale e autonomie locali), in cui dare visibilità immediata di tutte le spese di funzionamento degli Organi dello Stato Centrale, di Regioni, Provincie e Comuni, dei consigli di amministrazione delle società pubbliche.
Il portale favorisce il controllo diffuso sul modo in cui vengono spesi i soldi pubblici, allo scopo di contrastare la corruzione e migliorare l’efficienza.
12. Accessibilità. Questo tema ci sta da sempre a cuore. Negli anni passati si è fatto molto per garantire a tutti il diritto di accedere alle informazioni ed ai servizi della Pubblica Amministrazione. Purtroppo ancora poche amministrazioni applicano la legge sull’accessibilità (Legge Stanca) dei siti internet della PA. Occorre attivare processi di verifica e di sanzione, puntando anche sulla collaborazione dei cittadini riattivando il servizio di segnalazione del portale accessibile.gov.it.
13. Giustizia e sanità digitale. In questi settori occorre portare a compimento le iniziative di digitalizzazione avviate dal governo Berlusconi e già sperimentate con successo, oltre ad attivare quanto previsto dal decreto approvato a dicembre.
14. Cloud computing. Occorre promuovere l’utilizzo del cloud computing nella pubblica amministrazione, perché questo comporta vantaggi strategici come la riduzione dei costi dell’ICT (hardware, software di base e applicativo, energia elettrica, personale) e la promozione di una ICT condivisa, capace di erogare servizi online a tutti.
15. Sicurezza. Rinforzare la sicurezza delle infrastrutture ICT significa aiutare la diffusione dei servizi e della cultura digitali nei cittadini, nelle imprese e nelle pubbliche amministrazioni. Promuovere campagne che spieghino ai cittadini come difendersi dalla truffe telematiche e come proteggere al meglio e in modo consapevole la propria privacy. Uno dei motivi della “resistenza” verso la tecnologia è data non solo da una diffusa assenza di percezione della sua utilità ma anche dalla carenza di sicurezza percepita di questi strumenti.
16. Agenzia nazionale per l’Italia digitale. Rendere realmente operativa e funzionante la nuova agenzia voluta dal governo Monti. Stabilire con chiarezza il suo rapporto con il governo e le regioni e definire risorse e personale ad essa assegnati.
17. Banda larga. Continuare e completare il piano previsto e le azioni intraprese per diffondere capillarmente la banda larga e ultra larga, come indicato dal decreto approvato a dicembre e dagli obiettivi della Agenda Digitale Europea, usando ogni tecnologia disponibile, fissa e mobile e armonizzando le iniziative regionali e quelle che vanno a coprire le zone non servite dal mercato.
18. Fatturazione elettronica. Rendere obbligatoria la fatturazione elettronica nei confronti della Pubblica amministrazione, completando l’iter attuativo già previsto per legge. Ciò porterebbe a risparmi diretti per 1 miliardo di euro per la PA e e per i fornitori.
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