Signor Presidente, finalmente possiamo commemorare in quest’Aula la scomparsa di Eugenio Corti, che è morto martedì sera a 93 anni, e che è stato un grande scrittore italiano, brianzolo per la precisione, autore di un capolavoro che si chiama Il cavallo rosso, apprezzato romanziere, autore di testi teatrali, saggista, intellettuale, che lo scorso maggio fu insignito dal Presidente Napolitano della medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.
«Il cavallo rosso» è un grande romanzo storico che impegnò 11 anni della vita di Eugenio Corti; fu pubblicato per la prima volta in Italia nel 1983, vanta oltre mezzo milione di copie vendute nel nostro Paese, svariate traduzioni all’estero – anche in lituano, rumeno e giapponese. In Francia il nome di Corti gode di grande fama ed è stato paragonato ad autori quali è Hemingway, Mann, Camus, Kafka e Musil. Solo nel nostro Paese Corti ha avuto una vita, per così dire, molto complicata e difficile, avara di riconoscimenti pubblici, forse anche per il fatto che egli si è sempre dichiarato uno scrittore cattolico e fortemente anticomunista.
Corti ebbe una vita avventurosa: nel 1942 poco più che ventenne si arruolò volontario e fu destinato al fronte russo. Seguì la ritirata che diede origine alla sua prima opera che si chiama «I più non ritornano», del 1947, e fu il primo scrittore italiano a raccontare la tragedia dei nostri militari in Russia. Dopo l’8 settembre Corti entrò volontario nei reparti militari italiani che affiancarono gli Alleati della guerra di liberazione partecipando alla battaglia per lo sfondamento finale della linea Gotica e da qui venne un’altra opera di Corti che si chiama «Gli ultimi soldati del re». Alla domanda perché Corti scelse di partire perla Russia, rispose così: «volevo vedere di persona, farmi un’idea dei risultati del gigantesco tentativo di costruire un mondo nuovo senza Dio, anzi contro Dio, operato dai comunisti. Volevo assolutamente conoscere la realtà del comunismo e per questo pregavo Dio di non farmi perdere quell’esperienza che ritenevo sarebbe stata per me fondamentale».
Termino Presidente, anche perché servirebbe molto tempo per raccontare Eugenio Corti, con un ricordo personale. Io ho conosciuto Eugenio Corti nel 1989 quando lo invitai a presentare «Il cavallo rosso» presso il mio centro culturale. Venne in una piccola parrocchia di estrema periferia milanese e con umiltà rimase tra noi quella sera, con la semplicità dei veri testimoni e di chi sa di svolgere un compito: scrivere per tradurre in bellezza gli ideali della propria vita.
Credo che la nostra Aula faccia bene a rendere omaggio a un grande autore italiano. In queste 48 ore i giornali l’hanno ricordato tardivamente, adesso lasciamo ai posteri di continuare l’apprezzamento della sua opera
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