“Non credo che Alfio Marchini sia un candidato nazarenico, l’unico ad esserlo è Roberto Giachetti”, ma Nazareno o meno, è dalla soluzione romana che il centrodestra deve trarre lezione “per essere competitivi alle prossime politiche”. Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia, commenta al Foglio la svolta odierna nella Capitale, con il passo indietro di Guido Bertolaso dalla competizione elettorale e la convergenza del partito di Silvio Berlusconi sul nome di Marchini.
“La svolta è il frutto della particolare situazione che si è verificata a Roma negli ultimi due mesi e del balletto di nomi in cui, nostro malgrado, siamo stati coinvolti – spiega Palmieri –. E’ l’esito finale di un tentativo volto a dare alla città un’alternativa possibilmente competitiva, e che tra l’altro era stata la prima scelta indicata da Berlusconi”. Altra cosa è “interpretare la legge elettorale nazionale, l’Italicum, che impone l’unità del centrodestra”.
E’ questo infatti, spiega il deputato forzista, “l’unico modo per sbarrare la strada del ballottaggio a Beppe Grillo, e ovviamente competere con la sinistra. Siccome Berlusconi dal 1994 è sempre stato lucido nell’interpretare le regole del gioco, sa benissimo, come tutti i sondaggi confermano, che l’unico modo per essere competitivi è stare insieme con Lega e Fratelli d’Italia”.
Matteo Salvini e Giorgia Meloni, però, nonostante la conversione marchiniana, oggi hanno ribadito le loro critiche alla gestione delle candidature da parte di Berlusconi, con toni molto duri (il primo ha parlato di inciucio, mentre la seconda ha detto ironicamente di aspettarsi presto una “convergenza di Fi sul candidato del Pd”). “Fossi un ortopedico – dichiara con ottimismo Palmieri – direi che si tratta di una frattura composta, che può essere risanata e rimanere circoscritta all’episodio di Roma”.
A condurre ad una ragionevole capacità di giudizio dovrebbe essere proprio la legge elettorale: “Se l’Italicum rimane così com’è, soprattutto dopo il referendum costituzionale in ottobre, chiunque voglia competere per vincere deve interpretare il sistema elettorale, che, come ho detto, richiede l’unità dello schieramento di centrodestra” spiega Palmieri. “Confido che il desiderio di vincere di Salvini sia pari al nostro”.
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