Grazie, Presidente. Tramite lei, Presidente Giachetti, mi rivolgo al Ministro Franceschini, che non vedo più in Aula, al rappresentante del Governo, l’ottimo sottosegretario Antimo Cesaro, e le dico, Presidente Giachetti – e approfitto della sua cortesia perché lei, come me, è in quest’Aula dal 2001 e noi che siamo qui da molto tempo abbiamo anche il dovere della memoria – io mi sono mortificato, prima, sentendo l’intervento del Ministro Franceschini, e ho fatto un fioretto, anche se non siamo in Quaresima e siamo in realtà prossimi all’Avvento. Mi sarebbe piaciuto vedere lo stesso atteggiamento da parte del collega Franceschini, capogruppo del Partito Democratico nella scorsa legislatura, e mi sarebbe piaciuto vedere l’invocazione di quell’atteggiamento sano e corretto in una democrazia, per il quale si guarda il merito delle proposte e non solo il proponente, che purtroppo non abbiamo mai potuto sperimentare nei nostri anni di governo, in un’era di bipolarismo totalmente muscolare, dove appunto, rispetto a ogni proposta di riforma dei Governi Berlusconi, da parte del Partito Democratico, nelle sue varie denominazioni, c’è sempre stata una ferrea e fortissima chiusura. Franceschini aveva ragione e ha ragione su un punto: come abbiamo dimostrato noi, nelle altre legislature di opposizione e in questa legislatura di opposizione e sui provvedimenti importanti che lui ha portato in quest’Aula, non abbiamo mai avuto un atteggiamento di chiusura preconcetta, abbiamo sempre cercato di lavorare nel merito dei provvedimenti per cercare di portare a casa l’interesse migliore, soprattutto nel campo culturale, nel quale rivendichiamo con orgoglio gli interventi fatti durante i nostri Governi e che sono la base degli interventi che il Governo attuale pro tempore ha portato avanti in questi anni, perché ha potuto giovarsi di quello che abbiamo fatto noi, quando è toccato noi l’onore e l’onere di governare.
Per questo mi sono mortificato prima – come ho detto, ho fatto il fioretto di non intervenire, perché non volevo turbare l’ordinato andamento dei lavori che lei stava portando avanti con la consueta maestria e velocità, però bisogna sottolineare questo aspetto dirimente accanto al secondo aspetto -: Franceschini ci riporta in Aula nuovamente una legge delega, sostanzialmente, con la delega temporale di un anno di durata.
Nel suo intervento ha venduto, per così dire, l’approvazione della norma oggi, testo che ci è giunto in seconda lettura blindato dal Senato, mentre normalmente sulle grandi riforme la terza lettura non si nega a nessuno, proprio per dare la possibilità alla seconda Camera, che non è seconda in graduatoria nella classifica e quindi non ha titolo per intervenire sul primo in classifica, ma è seconda perché in questo caso l’iter è cominciato al Senato. Dicevo, il Ministro nuovamente ha dato per venduta e già operativa una norma che tale non è, cioè l’articolo 2, che è l’articolo che nella rubrica, nel titolo, parla delle deleghe, deleghe che hanno un anno per essere espletate ed è evidente a tutti che un anno questo Governo non ce l’ha, perché non c’è un anno da qui a fine legislatura.
Questo, nuovamente, rientra in un atteggiamento che io capisco – siamo tutti in campagna elettorale – di propaganda, perché tale si deve chiamare, nei confronti dell’esterno e nei confronti di tutte le categorie dello spettacolo dal vivo, che però in alcuni casi possono portare l’anello al naso per motivi di spettacolo, ma non perché non siano attenti e in grado di non leggere una norma e quindi di non comprendere che di operativo c’è ben poco.
Allora, su questi punti, terzo rilievo negativo: la delega. La delega è stata una prassi costante in questa legislatura nella forma della delega sostanzialmente in bianco. Mi direte: ma anche voi avete usato le leggi delega quando eravate al Governo. Certamente le abbiamo usate, sono lo strumento che tutti i Governi utilizzano per tentare di fare grandi riforme, ma normalmente le nostre deleghe erano assolutamente circoscritte; lo erano perché ci piace, da un lato, far le cose per bene, dall’altro canto lo erano perché noi praticavamo un ascolto delle istanze delle opposizioni e su quei punti cercavamo di arrivare a un prodotto finito che fosse un prodotto legislativo di qualità. Invece, in questo che io ho ribattezzato più volte, l’ho già detto più volte in quest’Aula, che è il nuovo centralismo democratico che è stato imposto dal PD a guida renziana sia quando Renzi era Premier e sia adesso con la prosecuzione del Governo Renzi, portato avanti dal Premier Gentiloni, questa nuovamente è una delle caratteristiche fondanti e fondamentali del vostro modo di governare.
Questi sono motivi che vale la pena di rilevare, per una correttezza e direi anche per una lealtà di comportamenti non solo verso il mio gruppo, il gruppo di Forza Italia, non solo verso i nostri elettori, ma verso l’intero Parlamento, l’intera Camera, e soprattutto verso i cittadini e verso coloro i quali sono oggetto di questa legge delega.
Il punto rimane questo. Torniamo al merito del provvedimento. Sul merito del provvedimento io annuncio che Forza Italia, in coerenza con quanto avvenuto al Senato, darà un voto di astensione, anche se al Senato il voto di astensione ha ben altra valenza, proprio per il motivo che ho detto all’inizio. Siccome noi, negli anni di governo, siamo stati, da un lato, aperti al contributo delle opposizioni, pur avendo, dall’altra parte – adesso lo ridico al Ministro Franceschini, che è tornato – il Franceschini capogruppo, che un po’ dottor Jekyll e un po’ mister Hyde oggi è venuto a giocare due parti in commedia, proprio perché siamo consapevoli che, su questo tema e su questi temi, è opportuna una rivisitazione delle norme, è opportuno l’uso di nuovi incentivi fiscali di premialità, è opportuno un coinvolgimento più stretto delle regioni, per questo motivo, perché noi appunto guardiamo il merito, io annuncio – e termino – il voto di astensione del gruppo di Forza Italia. Chiudo con la speranza di non sentire più, da qui a fine legislatura, in quest’Aula, questi atteggiamenti propagandistici, perché, altrimenti, questa volta il fioretto non lo farò più e, come già ho fatto in occasione della legge sul cinema, che approvammo a ridosso del referendum costituzionale dello scorso anno, mi toccherà intervenire subito nei confronti del Ministro, al quale ovviamente va il mio totale rispetto umano e politico, ma la politica ha le sue regole e anche i suoi limiti. Grazie.
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