Secondo intervento in Aula durante le votazioni della legge sulla fecondazione assistita
del 11 giugno 2002
Nel corso del dibattito sulla importante legge sulla fecondazione medicalmente assistita sono intervenuto in aula nel corso del dibattito e delle votazioni. Di seguito puoi leggere il resoconto stenografico del mio secondo intervento.
Signor Presidente, intervengo per ribadire che non soltanto la scienza – e bisogna dirlo e ribadirlo, perché ciò vuol dire che la scienza ci dice che il concepito è uno di noi; lo dice almeno una parte degli scienziati – ma anche l’evidenza ci conferma che, quando parliamo con una donna che è in attesa di un bambino, non appena lo sappiamo, ci rivolgiamo a lei e parliamo del concepito come fosse già uno di noi: pensiamo come sarà, come si comporterà, che nome dargli.
Né vale dire, onorevole Moroni, che la dipendenza del concepito dal sangue della madre per vivere e per crescere costituisce un elemento che discrimina l’esistenza del secondo soggetto in campo, perché, allora, quando il figlio è nato, se la madre non lo nutre, evidentemente, anche in questo caso il figlio morirebbe.
Vorrei concludere, signor Presidente, ribadendo che non è nostra intenzione modificare la legge n. 194 del 1978, per il semplice motivo che all’articolo 1 – è stato già detto, ma giova ripeterlo – si dice che la vita viene tutelata «dal suo inizio». Dove sia l’inizio non è rilevante, perché la legge n. 194 del 1978 dà la preminenza allo stato di necessità della madre, della donna, che può scegliere cosa fare nel corso della sua gravidanza. Quindi, vorrei sottolineare ancora una volta che da parte nostra non c’è alcuna intenzione di portare un attacco surrettizio alla legge n. 194 del 1978 (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).
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