28 dicembre 2012
Il valore delle cose “non fatte”
Egregio direttore,
ho letto il piccato corsivo di Avvenire su Silvio Berlusconi, «La memoria è ottima», e vorrei condividere con lei e i suoi lettori una riflessione su questo tema. Berlusconi non ha bisogno di esegeti: per questo non devo spiegare io il senso del suo invito al mondo cattolico a «ricordare cosa abbiamo fatto» nei nostri anni di governo. Del resto è noto a tutti coloro che hanno davvero a cuore i valori non negoziabili il suo comportamento quando si fecero la legge sulla fecondazione assistita e il successivo referendum oppure il decreto legge per salvare la vita di Eluana. Tuttavia, il punto decisivo è un altro, per chi fa e giudica la politica da cattolico: Berlusconi non ha mai preteso di trasferire i suoi comportamenti privati in una legge, non ha mai preteso di trasformare il suo modo di vita in un atto cogente per tutti, non ha mai proposto iniziative di governo che minassero le fondamenta del diritto naturale. In questo senso, valgono per lui più le cose ‘non fatte’ di quelle ‘fatte’: per l’elenco di queste basta ripassare le realizzazioni di Zapatero in Spagna, quanto sta facendo Hollande in Francia e, mi lasci dire, quanto hanno fatto o tentato di fare in Italia autorevoli e riconosciuti esponenti del mondo cattolico quando sono stati al governo.
Questo a mio avviso è il modo completo per esercitare «l’ottima memoria» e «il retto ed esigente criterio di giudizio» che ‘Avvenire’ valorizza nel suo corsivo come metodo per la formulazione del giudizio politico dei cattolici.
La ringrazio per l’attenzione. Aggiungo una postilla finale. Questo intervento non mi è stato ‘commissionato’ e nulla ha a che vedere con la mia responsabilità nella comunicazione del Popolo della libertà. È l’intervento di un vostro lettore, di un cattolico (e dunque peccatore) deputato, orgoglioso di quanto ha potuto fare nei suoi dodici anni in Parlamento, nove dei quali passati sostenendo i governi Berlusconi, che si è sentito chiamato in causa dal vostro corsivo della settimana scorsa. Ancora grazie e cordiali auguri per le festività natalizie a lei, alla redazione e agli altri lettori di ‘Avvenire’.
Antonio Palmieri, deputato del Pdl
Rispetto lei e la sua «memoria», gentile onorevole. Del resto, da attento lettore, lei sa bene che il «retto ed esigente criterio di giudizio», richiamato nel pacato commento ‘Secondo noi’ che ho pubblicato lo scorso 21 dicembre a proposito delle affermazioni radiofoniche del presidente Berlusconi, è stato costantemente applicato da ‘Avvenire’ in questi anni. Nel bene e nel male, riguardo a chiunque e ovunque fosse schierato. Ad alcuni politici e opinionisti (collocati nel suo e in altri campi politici, anche opposti) questo non è piaciuto per niente. Diversi di noi portano le cicatrici degli attacchi ricevuti da sinistra e da destra a causa di questo, e alcuni di noi più degli altri. Ma siamo fatti così: pregiudizi mai, giudizi chiari ogni volta che è necessario.
Ritengo, comunque, legittimo e assai utile il suo punto di vista, e per questo pubblico volentieri la sua cortese lettera. Mi limito a una semplice sottolineatura: trovo perfettamente azzeccata – tant’è che mi è accaduto di usarla più volte in dibattiti pubblici e, direttamente o indirettamente, sulle pagine di questo giornale – l’espressione che lei usa per stilare un sintetico ‘bilancio biopolitico’ degli anni di governo di Silvio Berlusconi: «Valgono, per lui, più le cose ‘non fatte’ di quelle ‘fatte’». Traduco: un alto tasso di inazione (o di inconcludenza) al cospetto di tentativi delle coalizioni di centrosinistra di agire, ma in senso sbagliato (zapaterista, appunto). Si chiamano omissioni. E non sono un problema per la Chiesa o, se preferisce, per il solo ‘mondo cattolico’, ma per l’Italia intera.
Faccio solo un esempio: le omissioni in tema di concrete ed eque politiche fiscali e di welfare a sostegno della famiglia costituita da una mamma, un papà e dai figli. Politiche annunciate a ogni prova elettorale e mai attuate. Queste sono le cose che ‘piccano’ noi e tanti cittadinielettori, gentile onorevole. Ricambio i cordiali saluti e gli auguri in questo tempo di Natale.
Marco Tarquinio
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