L’Europa e il mondo hanno attraversato non una ma due crisi successive.
La prima, nel 2008, causata dal crollo dei mutui immobiliari americani e della fiducia verso i mercati finanziari, si è poi abbattuta sull’economia reale.
La seconda, nella primavera 2010, provocata dall’attacco della speculazione internazionale contro l’euro.
Per difendersi, l’Europa ai primi di maggio ha messo in campo uno scudo di 750 miliardi di euro e ha chiesto a ogni Paese di mettere in sicurezza i conti pubblici.
Poiché il nostro Governo in questi due anni è riuscito a mantenere in buona salute i conti dello Stato, la manovra necessaria per rispettare gli accordi europei vale solo 24,9 miliardi di euro in due anni. La stessa manovra ne costerà 100 in Francia, 80 suddivisi in sei anni in Germania, 50 già eseguiti in Spagna più altri 15 tra breve, eccetera.
Questa crisi è una formidabile opportunità per cambiare in meglio la struttura di funzionamento del nostro Stato, vincendo definitivamente le tante resistenze che in questi anni hanno impedito un cambiamento radicale.
Il nostro Stato costa troppo. Una spesa pubblica così ingente e deresponsabilizzata, si somma a una burocrazia che soffoca le imprese e la vita dei cittadini. Sono due costi non più sostenibili: meno spesa pubblica e meno burocrazia vuole dire ridurre il peso dello Stato nell’economia e nella società, è la migliore ricetta contro gli sprechi e la corruzione e per riattivare uno sviluppo solido e duraturo.
Questa è l’occasione che questa seconda crisi ci “regala”. Lavoriamo per non sprecarla.
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