Oltre novant’anni fa anni il partito popolare di Don Luigi Sturzo lanciò un celebre appello “ai liberi e forti” a “cooperare ai fini superiori della Patria senza pregiudizi né preconcetti”.
Maurizio Sacconi propone oggi un manifesto analogamente dedicato a “un popolo di liberi e forti che, ancorato ai valori della tradizione nazionale, ha saputo resistere al fascino delle ideologie totalitarie, che diffida degli interessi particolari che pretendono di farsi bene comune ed è responsabilmente orientato a non attendere con passività dallo Stato le risposte ai propri bisogni, perché intento a costruirle attraverso forme comunitarie”.
E’un manifesto culturale prima ancora che politico, in cui non mancano passaggi importanti sugli ultimi quindici anni del centrodestra italiano e la sottolineatura delle cinque grandi intuizioni di Silvio Berlusconi e della sua coalizione, vera e propria eredità politica di
questi anni. Dimensione pubblica dei valori della tradizione nazionale, azione diplomatica volta ad affermare gli interessi italiani in campo internazionale, primato della società sui partiti, necessità di una riforma istituzionale dello Stato e disciplina nei conti pubblici: un bilancio in larga parte positivo e riferibile non soltanto a questo governo ma più in generale all’esperienza dei moderati italiani dal ’94 ad oggi.
Per Sacconi “Silvio Berlusconi ha rappresentato la risposta democratica all’anomalia, accuratamente organizzata nei primi anni Novanta, di un ceto politico moderato e riformista annichilito da indagini a senso unico e dal connesso massacro mediatico.”
Adesso il ministro del Welfare chiama i moderati all’evoluzione rispetto quella esperienza e ad una sintesi tra le forme politiche di prima e seconda repubblica, tra reti fin troppo strutturate e quindi autoreferenziali e altre troppo fragili e perciò insufficienti a garantire qualità nell’azione pubblica.
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