Eravamo in aula. Giunse la notizia dell’attentato, con le prime confuse notizie. Si capiva però che era una cosa molto seria e drammatica. Poi si seppe tutto. E fu il dolore.
Il giorno del funerale dei caduti nell’attentato di Nassirya del 12 novembre 2003 fu uno dei giorni più tristi della mia vita. Io non posso dimenticare che è anche per il mio voto che quelle persone cadute allora e tutti gli altri militari e civili sono andati in Iraq. Quattro anni dopo, sono convinto che partecipare a quella missione di pace fu una decisione giusta, per noi e per il popolo iracheno, perchè è giusto lottare contro il terrorismo islamista che vuole imporre al mondo intero la sua “pace”, che è molto simile a quella che si trova nei cimiteri.
Resto convinto che il sacrificio dei nostri militari e civili, sacrificio significa rendere sacro, è stato davvero tale, cioè un gesto sacro. Siamo anadati in Iraq per difendere la libertà nostra e di un popolo schiavo, per dare una speranza a molti altri popoli sottomessi. Non eravamo invasori, siamo stati pacificatori e difensori di una popolazione inerme.
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