Precari e contenti?

Il Foglio di oggi presenta in prima pagina la recensione del libro di Angela Padrone dal titolo “Precari e contenti”. Un racconto di storie di ragazzi che cercano con impegno di sfruttare le occasioni offerte dal lavoro flessibile e dalla legge Biagi, con tenacia e senza paura. L’autrice difende da sinistra la legge Biagi, che “non ha inventato il precariato, ma piuttosto ha umanizzato e reso virtuose le condizioni che sì una volta erano definibili di sfruttamento”…

Credo che il bello delle venti storie “di successo” raccontate nel libro, sia nella morale che se ne può trarre. Non avere paura della fatica, del dolore, darsi da fare, mettersi alla prova, essere attenti a cogliere le occasioni che si presentano…La vita è dura, non è un sogno: la retorica esagerata del precariato e dello sfruttamento – che ci sono sempre stati e ci saranno sempre perchè il bene e il male sempre conviveranno – produce solo scoraggiamento, sfiducia, pessimismo. Così non si va da nessuna parte, nella propria vita personale e come società…


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2 risposte a “Precari e contenti?”

  1. Avatar Emanuele Manunza
    Emanuele Manunza

    Onorevole Palmieri, visto che parla cosí positivamente del precariato creato dalla legge Biagi, perché non va a pulire i cessi pubblici 12 ore al giorno per 300€ al mese?

  2. Avatar Antonio
    Antonio

    Concordo completamente!
    Segnalo una pregevole lettera inviata al sito Dagospia:

    Lettera 15
    Premetto essere dipendente di una ditta. Sono stato assunto da questa ditta con la formula del precariato (legge biagi), sono stato precario per 2 anni lavorando, non facendo lo schiavo, nelle più svariate mansioni.Dopo questo periodo di prova sono stato assunto a tempo indeterminato. Con me un’altra persona è stata assunta mentre ad altri 2 non è stato rinnovato il contratto. Ora si parla con tanto disprezzo della Casta di cui fanno parte i politici e poi non si vuole capire che la possibilità del precariato è quella di ridurre la dannosissima Casta dei lavoratori fannulloni. Io non mi sento un fannullone, e non lo voglio essere, in questo modo ho potuto provare di non esserlo. Prima era molto più difficile.
    Francesco / Piemonte

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