Questo il testo del mio intervento alla prima sessione del World E-parliament Conference assemblea mondiale dei Parlamenti dedicata a capire come l’uso delle tecnologie possa incrementare la democrazia, la libertà, la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini.
Ho scelto di non fare un discorso generico e quindi astratto sull’impatto della tecnologia sulla trasparenza e la responsabilità parlamentare ma di condividere con voi quello che faccio per tentare di raggiungere questi obiettivi. La mia sarà dunque una testimonianza, senza la pretesa di essere un esempio ma unicamente con il desiderio di dare un contributo non formale, che nasce da oramai tanti anni di attività e di presenza online e da riflessioni sul modo migliore di essere deputato in internet.
Ho diviso il mio intervento in due parti. La prima consiste in alcune premesse su alcune caratteristiche dell’essere deputato online. La seconda è basata sulla mia esperienza personale di undici anni.
PRIMA PARTE: PREMESSE
1) Sono attivo online dalla fine del 1994. Da quella data sono responsabile della comunicazione internet del mio partito. Sono parlamentare dal 2001 e da allora ho attivato il mio sito personale, www.antoniopalmieri.it, che da qualche anno è diventato un blog. Non so come siano le cose nei vostri paesi ma in Italia la maggior parte delle persone ritiene che i parlamentari siano dei “simpatici” signori pagati molto bene per non lavorare. Siccome questa era anche la mia convinzione, una volta diventato parlamentare e vista la consistenza del lavoro, ho deciso di aprire un sito personale perché mi sembrava giusto e utile rendere conto giorno per giorno della mia attività ai cittadini del mio collegio e più in generale a tutti i cittadini italiani.
Sono stato il primo parlamentare italiano su Twitter. Ho iniziato nel 2007. Ho presidiato il mio spazio personale e adesso che Twitter è diventato importante in Italia, da un anno ho ripreso a usarlo a fondo.
Ho oltre 29 mila persone registrate alla mia newsletter, frutto di un lavoro che dura dal 2001 e di alcune iniziative online politiche e sociali che hanno coinvolto attivamente migliaia di persone. Sono anche su Facebook, su Google plus e Youtube.
Tutto questo per dire che oggi la trasparenza passa dalla presenza attiva sui principali mezzi on line, cercando di rispettare la grammatica di ciascuno di essi.
2) Sono convinto, dall’esperienza maturata che Internet veramente sia il luogo dove si può riaccendere la passione del rapporto tra il politico e i cittadini, anzi “il” cittadino, perché Internet è un luogo di rapporto personale, tendenzialmente uno a uno, anche se migliaia di persone possono vedere il tuo messaggio.
A me piace dire che “Internet è un bambino piccolo che ha sempre fame”: fame di contenuti, ed essendo un rapporto, una relazione, se non la alimento non ci sarà più, è solo questione di tempo. Come avviene nei rapporti e nelle relazioni della vita quotidiana.
3) Internet è anche il luogo della campagna elettorale permanente, proprio perché consiste in un rapporto. Tuttavia online si fa comunicazione e non propaganda, che sono due cose ben diverse. Anche gestendo tutte le campagne elettorali nazionali del mio partito, ho sempre cercato di fare comunicazione, vale a dire mettere in comune con i cittadini programmi, giudizi, azioni politiche e, insieme, ascoltare, dialogare, a volte anche discutere e litigare.
Da deputato cerco, come ho detto prima, di rendere conto del mio lavoro e del lavoro del governo (quando sono in maggioranza), del modo in cui i cittadini possono usare vantaggiosamente delle decisioni prese. Se lavori bene e lo fai sapere in modo adeguato e vero – l’altra faccia della trasparenza è la verità – il consenso sarà il frutto naturale di un rapporto coltivato nel tempo.
SECONDA PARTE: considerazioni concrete tratte dall’esperienza
1) Internet è poco costoso economicamente: è vero, ma in realtà è il mezzo di comunicazione più costoso, perché consuma l’unica risorsa che per noi esseri umani non è rimpiazzabile, il tempo. Internet è “umanamente” costoso. Puoi delegare alcune cose da fare allo staff, ma, in generale, ci devi essere tu nella comunicazione on line, con la tua testa e il tuo cuore.
Altrimenti diventa politicamente costoso. Se si sbaglia, la gente (e i media) non perdonano: il tempo di reazione è immediato e la memoria del tuo sbaglio rimane incancellabile online
2) Tutti gli articoli e tutte le ricerche sul rapporto tra politici ed internet non prendono in esame una cosa credo difficilmente misurabile, cioè tutta l’interazione che avviene attraverso la posta elettronica oppure la messaggistica privata di Facebook e di Twitter o l’uso delle newsletter. È una grande parte del lavoro, alimenta potentemente il tuo rapporto con il cittadino. È un punto credo imprescindibile e impegnativo. Senza però non si capisce appieno come un parlamentare sta online.
Cito un aneddoto. Un collega bravissimo e molto attivo online, Roberto Cassinelli, avvocato a Genova, già consigliere regionale, sale in taxi all’aeroporto per tornare a casa. Al tassista che gli chiede “lei, cosa fa?” risponde “l’avvocato e temporaneamente il deputato”. Il tassista dice: “io conosco un deputato, l’onorevole Palmieri”; ovviamente non conoscevo direttamente questa persona, ma lui riceveva le mail e la newsletter che io invio regolarmente a chi si è registrato per riceverle e questa lo faceva sentire parte di un rapporto, di una “relazione” con me.
3) Io credo che se fatta bene, la promozione delle proprie iniziative parlamentari e degli eventi pubblici migliori il rapporto fra cittadino e politica. In primo luogo perché mostra che si lavora e su che cosa.
Inoltre pubblicare l’agenda consente di incontrare “dal vivo” le persone che ti seguono online, di dare un volto a un indirizzo e-mail. L’agenda serve anche a informare che ho dei temi sui quali sono specialista, che seguo particolarmente. Leader a parte, ritengo che un parlamentare debba avere delle specializzazioni, altrimenti fa il tuttologo, ma con quale valore aggiunto per il cittadino? Viceversa, se sono riconosciuto autorevole sulle cose che seguo allora il mio parere conta ed esercito una leadership positiva. Infine dire ciò che fai consente di ricevere suggerimenti che a volte sono utili per migliorare i provvedimenti sui quali stai lavorando, esercitando così un dialogo fruttuoso per tutti.
4) La comunicazione per alcuni è la stessa di quella del partito. Io riproduco nei miei spazi online le cose che preparo per la comunicazione del mio partito, perché ne ho la responsabilità; lo faccio per economia, perché visto che le faccio per il partito le metto anche per me. Lo faccio anche per testare le iniziative, a volte metto quei contenuti prima nella mia pagina e poi in quella del PDL. Lo faccio anche perché dimostro che faccio parte di una comunità, che non sono una monade a sé stante, ma sono inserito in una comunità politica, che nel mio caso si chiama il Popolo della libertà, che porta avanti alcune iniziative e che ha una storia, una tradizione.
Cari colleghi, spero che quanto detto finora sia riuscito a dare conto della passione che anima il ragazzo di 51 anni che vi sta davanti e mi avvio a chiudere con un’ultima riflessione.
Credo che la vita privata di un parlamentare vada maneggiata con cautela online e che rientri tuttavia anch’essa dentro il tema del nostro incontro. Noi siamo esseri umani, non dobbiamo censurare questo aspetto che coinvolge anche il nostro fare politica. Ad esempio, io sono milanese e tifoso dell’Inter Football Club e lo scrivo dappertutto, alimenta la discussione e mi descrive. Tuttavia serve equilibrio e non è neanche utile mettere la propria vita privata alla mercé di tutti.
Aneddoto personale. Sono un genitore adottivo: con mia moglie abbiamo vissuto 57 mesi di gravidanza (dal deposito della domanda in tribunale all’arrivo di nostro figlio a casa). Ovviamente non ho scritto niente di questo nei miei spazi online. Era una cosa solo mia, solo nostra. Giustamente mia moglie non vuole che metta sue foto né tanto meno le foto del bambino online.
A fine luglio 2010 siamo perentoriamente convocati per il primo viaggio nel Paese da cui viene il nostro bimbo. Il 2 agosto dobbiamo assolutamente essere in orfanotrofio. La Camera doveva chiudere il 31 luglio, ma i fatti della politica fanno sì che il 3-4 agosto ci siano importanti votazioni.
Nel pomeriggio del 4 agosto mi suona il cellulare: un giornalista mi dice che ci deve essere un errore perché risulto assente al voto. Prima di partire ero il secondo deputato più presente alle votazioni in aula e figurarsi se uno come me poteva mancare un voto così delicato per il mio partito. Io gli confermo che sono assente e gli dico il motivo. Lui dice che avrebbe scritto che ero all’estero per motivi personali. Gli dico di scrivere esattamente il vero motivo altrimenti si poteva pensare che me ne fossi andato in vacanza. Lui l’ha scritto diligentemente e io istantaneamente ho dovuto aggiornare il mio blog e la mia pagina Facebook, perché a quel punto dovevo confermare pubblicamente la verità ed ero obbligato a mettere in piazza un fatto personale.
Due mesi dopo, secondo viaggio. Alla Camera in quei giorni ci sono altre votazioni importanti. Memore di quanto successo al primo viaggio, questa volta metto online la notizia prima di partire. Ciò non ha impedito che il principale giornale italiano, “Il Corriere della sera”, mi mettesse tra i deputati assenti, ovviamente con quella intonazione malevola per la quale sei assente perché dissenti. No, ero assente perché stavo diventando padre.
Ho raccontato questo aneddoto paradossale per dire come il discrimine tra vita privata e vita pubblica sia un filo sottile, sempre in precario equilibrio per persone come noi che sono comunque personaggi pubblici, ma sia un aspetto importante perché fa parte del rapporto trasparente con i cittadini.
In conclusione, io non sono un tecnofilo. Considero internet uno strumento formidabile ma uno strumento, al servizio del fine di svolgere al meglio il compito, la responsabilità alla quale sono stato chiamato, al servizio dei cittadini del mio Paese. Dare conto di ciò che si fa in modo continuo usando la rete è uno dei modi oggi migliori per farlo. Per questo motivo, tra l’altro, aggiorno costantemente nel mio blog le statistiche della mia presenza alle votazioni in aula e ai lavori in commissione cultura.
Per questo scelgo, nel mio stare on line, di stare alla larga dalle facili e consuete polemiche politiche quotidiane e parlare con i cittadini che mi seguono di contenuti: quelli che seguo io, quelli che mi propongono loro.
In definitiva, essere disponibili al rapporto con i cittadini online richiede un lavoro ininterrotto, è una costruzione che non ha mai fine. Certamente non sostituisce il rapporto personale con i cittadini ma rappresenta una straordinaria occasione per un rapporto diretto con essi. Credo proprio sia una fatica che vale la pena di fare.
Grazie per la vostra attenzione e buon lavoro a tutti.
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