Tempi del 30 settembre 2004
di Rodolfo Casadei
Costano tanto e falliscono spesso, ma non importa: le tecniche di fecondazione extracorporea e di diagnosi genetica vinceranno la partita grazie ai referendum radicali. E avremo l’umanità geneticamente selezionata. Otto verità sui bio-faustiani
E bravi lorsignori che hanno firmato contro la legge oscurantista del governo Berlusconi che limita il diritto alla fecondazione assistita, umilia la donna, ostacola la ricerca scientifica e impedisce il progresso medico. Non c’è trucco, non c’è illusione: niente eugenetica, niente clonazione, solo bimbi sani e tante medicine; risultati garantiti, soddisfatti o rimborsati. Così ci hanno bombardato per settimane gli attivisti e i fiancheggiatori delle proposte di referendum radicali contro la legge 40/2004.
Approfittando della diffusa ignoranza in materia, hanno potuto impunemente ripetere all’infinito il loro discorso da imbonitori. Che ignora volutamente molti dati di realtà e schiva come la peste qualunque ragionevole riflessione che attiri l’attenzione su di un futuro tanto prevedibile quanto raccapricciante. La lista dei ‘forse non tutti sanno che’’ (titolo di una fortunata rubrica de La Settimana enigmistica) in materia di fecondazione assistita, genetica e scenari della società biomedicalizzata è decisamente lunga e ricca di sorprese. La conforta e arricchisce anche un libro fresco di stampa, benchè in realtà vecchio di tre anni perché si tratta di una traduzione dal francese a cura dell’editrice Lindau (Torino): La vita in vendita di Jacques Testart e Christian Godin, un colloquio a due voci su biologia, medicina, bioetica e il potere del mercato.
Godin è un filosofo, Testart è il pioniere della fecondazione assistita nell’Europa continentale, ovvero il ‘padre’ del primo bebè in provetta non anglosassone.
Tranne poche note aggiornate ed una breve prefazione, i contenuti sono gli stessi dell’originale, Au bazar du vivant, pubblicato nel 2001. Ma non hanno perso nulla in attualità, come dimostrano tanti riscontri con fatti e fonti odierni. E allora, forse non tutti sanno che:
1. Le tecniche di fecondazione assistita sono fra le tecniche mediche col più basso tasso di riuscita.
Jacques Testart afferma che «un embrione umano che viene fabbricato in provetta ha una possibilità su dieci di diventare un bambino» (p. 108). La media non sembra essersi molto alzata negli ultimi tre-quattro anni.
Se per esempio prendiamo in mano il Libretto informativo per i pazienti del Centro Fiv-er presso l’Ospedale Sant’Anna di Torino, uno dei centri pubblici più seri dove vengono effettuate le fecondazioni assistite, leggiamo: «Anche se la Fiv-er rappresenta l’unica possibilità che
alcune coppie hanno di avere una gravidanza, non garantisce però sempre il successo circa il 10% dei cicli viene sospeso durante la fase di stimolazione per insufficiente risposta ai farmaci induttori dell’ovulazione sia per eccessiva risposta. Dopo il prelievo degli oociti circa il 15% dei cicli presenta mancata fertilizzazione. Nelle pazienti che giungono alla riposizione degli embrioni in utero la percentuale media di gravidanza è del 25%. Anche le gravidanze da
fertilizzazione sono a rischio di aborto, e questo si verifica talvolta. Questa serie di fattori portano la percentuale di ‘bimbi in braccio’ a valori che superano appena il 15% a partire dall’inizio del ciclo».
2. Il costo economico di una diagnosi pre-impianto dell’embrione, che la legge 40 non ammette e che i referendari dicono di volere per evitare la nascita di bambini affetti da malattie gravissime, è particolarmente elevato.
In un articolo che apparirà sulla rivista scientifica Journal of Medicine and the Person Luigi Frigerio e Nadia Bernocchi, rispettivamente direttore del reparto di Ostetricia e ginecologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo e coordinatrice del Centro per la fecondazione assistita dello stesso nosocomio, riprendono i dati di uno studio apparso nell’agosto del 2000 sulla rivista britannica Obstetrical & Gynecological Survey. In esso i costi della diagnosi circa malattie genetiche rilevabili nella fase embrionale sono quantificati in una cifra pari a 35.429 dollari (cioè oltre 70 milioni di vecchie lire) per ogni nato vivo. Nei paesi anglosassoni le compagnie assicurative e le pubbliche amministrazioni non ritengono attualmente sostenibile il rimborso ai privati di queste procedure opzionali. La diagnosi pre-impianto è destinata a restare ancora per molto tempo, e forse per sempre considerato che diverrà sempre più sofisticata, un’opzione riservata ai benestanti.
3. La diagnosi pre-impianto, oggi presentata come lo strumento necessario per evitare l’insorgenza di malattie gravissime, sta in realtà aprendo le porte ad un’eugenetica praticata su larga scala, cioè alla selezione della razza.
Al congresso della Società italiana di Ginecologia e Ostetricia nel giugno scorso l’ex ministro della Sanità Umberto Veronesi ha sostenuto che il modo migliore per combattere il tumore al seno è impedire di nascere alle donne che potrebbero eventualmente un giorno ammalarsi di questa patologia. «È cominciato in Gran Bretagna ‘ ha detto ‘un movimento scientifico che suggerisce alla donna che presenta mutazioni dei geni BRCA1 e 2 di sottoporsi alla maternità assistita. Il genetista, esaminando gli embrioni, può impiantare solo quelli non portatori del gene. Disgraziatamente la donna italiana non potrà usufruire di questa tecnica perché la legge 40 la proibisce. E così solo la donna con possibilità economiche potrà sottoporsi a questa
tecnica all’estero». Le donne che presentano mutazioni del gene BRCA1 e 2 hanno fra il 50 e l’85% di probabilità di sviluppare un tumore al seno, a seconda del numero di tumori anteriori nella loro famiglia.
Veronesi butta nel water il lavoro di tutta una vita, dichiarando che le donne predisposte al tumore al seno sarebbe semplicemente meglio che non nascessero. Fosse stato in lui, Lea Pericoli o Sandra Mondaini non sarebbero mai dovute venire al mondo.
4. Non solo l’eugenetica passiva (impedire la nascita di soggetti predisposti a certe patologie) ma anche l’eugenetica attiva (la selezione di embrioni che presentano caratteristiche apprezzabili in positivo) è già realtà.
Dice Testart che «sono già nati centinaia di bambini, dopo essere stati scelti nell’uovo, in provetta, su criteri genetici, e assisteremo, mi sembra assolutamente certo, allo sviluppo della medicina di procreazione selettiva. Verranno fabbricati bambini che saranno probabilmente dichiarati più sani della media dei bambini fatti a casaccio» (p. 31). La fecondazione eterologa, per esempio, si spinge abitualmente ben al di là dell’esclusione delle malattie gravissime, «fino ad ‘appaiare’ un certo uomo con una certa donna in funzione dei rischi genetici comuni, dunque fino a concepire bambini che dovrebbero essere ‘migliori’ di quelli che si fanno in un letto» (p. 152).
5. L’eugenetica è nata e vissuta indipendentemente dal nazismo. I sistemi politici democratici non ne sono automaticamente immuni, come dimostra la storia.
La parola ‘eugenetica’ è stata inventata da Francis Galton, cugino di Charles Darwin. Nella prima metà del Novecento programmi di ‘purificazione della razza umana’ centrati sulla sterilizzazione di ‘soggetti a rischio’ sono stati attuati dalle autorità pubbliche in paesi come Svizzera, Svezia e Stati Uniti con la convinta partecipazione della classe medica. «Quanti sanno ‘ scrive Testart ‘ che molti di quei medici erano di sinistra, e che sono stati essenzialmente i socialisti ad avere lavorato a favore dell’eugenetica in paesi democratici come la Svezia?» (p. 74). «All’interno di una democrazia, che molti hanno presentato a lungo come un modello ‘ aggiunge Christian Godin ‘ è stata portata avanti una politica sistematica di eugenetica con l’avallo di tutti i partiti politici… le sterilizzazioni forzate in nome della biologia razziale sono continuate in Svezia, lungo tutti gli anni Cinquanta» (p. 82).
6. La grancassa mediatica intorno alle terapie geniche di origine embrionale occulta il fatto che finora i risultati sono nulli.
«I cittadini vengono ingannati ‘ spiega Testart ‘ quando si racconta loro che ci sono terapie geniche in pieno sviluppo e che sono efficaci. Certo che ci sono tentativi di terapia genica, da una decina d’anni a questa parte, ma la cosa non ha mai funzionato» (p. 42). «Gli esperimenti di terapie contro l’Alzheimer a base di staminali embrionali sono completamente falliti», aggiunge Luigi Frigerio.
7. A forza di eliminare embrioni portatori di geni ‘difettosi’, l’umanità rischia di trovarsi esposta a nuove epidemie contro le quali non avrà protezioni.
«Poiché non sappiamo ‘ dice Godin ‘quali saranno le malattie di domani, ignoriamo quali siano i geni ‘buoni’ nei confronti di queste malattie. Al contrario, nel nostro zelo eugenista potremmo voler eliminare un gene che dichiariamo ‘cattivo’ o ‘inutile’ ma che potrebbe essere molto prezioso nel futuro nel caso in cui la specie umana venisse investita da una nuova malattia ancora sconosciuta» (p. 93). Per la razza umana, insomma, vale lo stesso principio tante volte invocato per l’ambiente naturale: la forza di un ecosistema dipende dalla sua biodiversità, impoverirla rischia di essere biologicamente suicida.
8. Gli avanzamenti genetici produrranno un boom delle ‘medicine parallele’ di maghi e ciarlatani.
La genetica odierna è animata non dal desiderio di curare, ma di predire il futuro: vaticina il destino biologico dell’individuo (o dell’embrione) sulla base del suo patrimonio genetico. Messi di fronte a un responso immodificabile della medicina ufficiale («lei morirà di cancro a 50 anni»), gli umani si rivolgeranno in massa a chi prometterà loro un miracolo.
E questo è solo l’antipasto dello sfiguramento dell’umano che la generalizzazione della ‘medicina predittiva’, nata attorno allo studio dell’embrione, produrrà. Benvenuti nel mondo nuovo dell’umanità fabbricata su ordinazione, dove i figli faranno causa contro i padri perché non gli hanno messo a disposizione un patrimonio genetico di qualità e i soggetti geneticamente difettosi saranno socialmente emarginati.
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