L’AGENDA DEL PDL
Trecento milioni di euro per fare l’Agenda digitale italiana: il Pdl scende in campo con una proposta di legge che auspica venga approvata entro i primi di giugno dalla Commissione Trasporti e Tlc della Camera
di Paolo Anastasio
Trecento milioni in tre anni (2012-2013-2014) per fare l’Agenda digitale italiana. Il Pdl scende in campo con una propria proposta di legge che auspica venga approvata dalla Commissione trasporti e Tlc della Camera entro i primi di giugno, in contemporanea con il varo del decreto Digitalia da parte del Governo.
L’Agenda del Pdl fa leva soprattutto sulla digitalizzazione delle imprese da portare avanti attraverso incentivi fiscali per le start up, promozione del venture capital, esenzioni fiscali per la nascita di nuove “creature” digitali. E nel “pacchetto” c’è anche l’istituzione di un Fondo per l’Italia da 120 milioni in tre anni (30 milioni per il 2012, 40 per il 2013 e 50 per il 2014) da destinare alle iniziative hi-tech, con un occhio di riguardo per la produzione di videogame made in Italy. E ancora, misure per l’e-inclusion con particolare attenzione ai libri di testo per disabili, sanità digitale, obbligo di digitalizzazione dei testi scolastici, coinvolgimento della Rai nell’alfabetizzazione digitale, open data nella PA, digitalizzazione della giustizia. E poi incentivi per l’e-commerce cross border e taglio dell’Iva per l’acquisto di beni multimediali online. Il tutto, nel solco di quanto già fatto dall’ex ministro Renato Brunetta.
La proposta è a firma dei deputati Palmieri (primo firmatario), Alfano, Brunetta, Romani, Stanca, Baldelli, Bergamini, Calabria, Cassinelli, Garofalo, Murgia, Valducci, Vignali.
Onorevole Palmieri, qual è l’obiettivo dell’Agenda del Pdl?
La nostra agenda digitale ha l’ambizione di mettere nero su bianco una serie di misure inedite per il nostro paese. Abbiamo voluto spingere su ciò che, a detta degli esperti, può realmente spingere lo sviluppo di un’economia digitale e quindi sulla via della ripresa. A parte l’open data e la digitalizzazione della giustizia abbiamo dato per acquisito quanto tracciato dal precedente governo. Era inutile tornare su cose già dette, bisogna portare queste misure a compimento. Penso alla certificazione elettronica per malattie e assenze, alla posta certificata, Linea Amica e servizi multicanale della PA.
Nella proposta mancano le iniziative a favore della banda larga. E non avete affrontato la questione del copyright.
Sulla questione del diritto d’autore è impegnata l’Agcom e in merito alla banda larga riteniamo che i lavori siano già in fase avanzata, in particolare considerato il prossimo avvento delle reti Lte, che consentirà di fornire ai cittadini collegamenti veloci. Il Governo, inoltre, sta lavorando a un censimento delle infrastrutture esistenti. Ci sono poi i piani di Metroweb e altre iniziative in campo.
Anche i vostri avversari politici hanno presentato una propria Agenda. Ci sono punti in comune?
La nostra agenda digitale è diversa da quella del Pd e per questa ragione i due documenti possono essere complementari. Ciò è positivo perché si potrà spingere in direzione di un testo unico convergente è che confluiscano in un testo unico.
Start up e venture capital sono i pilastri della vostra proposta.
Sull’Agenda digitale stiamo lavorando dall’autunno scorso e il testo doveva confluire nel decreto Sviluppo del precedente Governo. Il tentativo, su impulso del segretario Angelino Alfano e nel solco di quanto fatto dall’ex ministro Brunetta, è stato quello di esercitarci sulla nuova materia delle start up. Ma bisognerà scendere in campo per verificare gli effetti concreti Ci sono alcune incognite.
A cosa si riferisce?
Bisognerà vedere ad esempio se il Fondo per l’Italia saprà contribuire a rendere più forte e sostanzioso il venture capital. Tutto dipenderà dalle scelte del Governo e se l’esecutivo vorrà investire quello che serve (300 milioni di euro ndr). È un contributo che vogliamo dare al tavolo avviato da Passera. Poi bisognerà vedere come reagiranno le imprese. Metteremo a disposizione una serie di strumenti ma fatto salvo il Fondo per l’Italia, le misure di defiscalizzazione e gli incentivi per le nuove imprese dipenderanno da quante nuove imprese realmente si creeranno e a quanto ammonteranno i relativi fatturati. L’idea è dare nuove opportunità di lavoro ai giovani e a chi ha idee e voglia di mettersi in gioco. Anche perché nel settore cominciano ad esserci degli esuberi.
09 Maggio 2012
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