Dopo la conferenza di Palermo: il nuovo Stato è nella Rete

PuntoCom del 18 aprile 2002
di on. Antonio Palmieri *

Cosa resta dopo la conferenza internazionale di Palermo sull’e- government per lo sviluppo? Una prima considerazione: in questi giorni così cupi per la situazione internazionale, a Palermo bisognava esserci per fare un “bagno di speranza”, vedendo riuniti in un?unica assemblea i rappresentanti di tanti Paesi, fiduciosi e desiderosi di approfondire in che modo le innumerevoli applicazioni dell?e-government possano dare ai loro Paesi una possibilità di sviluppo.

Le loro attese non sono state deluse. La conferenza ha confermato la concretezza del progetto, il metodo di lavoro, ha chiarito il ruolo dei governi, ha indicato a tutti noi una missione. I casi di successo già in atto in alcuni Paesi in via di sviluppo e il livello di definizione raggiunto in pochi mesi dal piano italiano rivolto ad Albania, Giordania, Mozambico, Nigeria, Tunisia, dimostrano che è possibile far diventare reale un progetto innovativo e lottare contro povertà e sottosviluppo in modo nuovo e radicale. In tutti i partecipanti era comune la consapevolezza che rendere più efficiente e più trasparente il funzionamento dei sistemi nazionali dei Paesi in via di sviluppo non è un lusso ma una necessità. E’ un modo per accelerare l’uscita dalla condizione di arretratezza e di povertà, perché e- government non significa semplicemente usare le nuove tecnologie ma vuol dire cambiare dal profondo il modo di governare, il funzionamento della macchina dello stato, i servizi ai cittadini e alle imprese nazionali e internazionali. A Palermo si è capito che è possibile farlo e che in pochi anni si può recuperare un divario di decenni.

In secondo luogo, i lavori della conferenza hanno confermato che “condivisione” è la parola chiave che identifica il metodo del piano di e-government per lo sviluppo. Innanzi tutto, ovviamente, condivisione significa da parte dei Paesi sviluppati mettere a disposizione dei Paesi in via di sviluppo professionalità e competenze tecniche e scientifiche. Ma in questo progetto condivisione significa anche fare un lavoro in comune e alla pari tra l’Italia e i Paesi in via di sviluppo aderenti al progetto, nel pieno rispetto delle specificità, dei bisogni e dei modelli culturali di ogni singolo Paese.

In terzo luogo, molti interventi – specie quelli dei rappresentanti delle Nazioni Unite – hanno ribadito il duplice ruolo che i governi devono avere per un buon utilizzo dell’e-government per lo sviluppo. Da un lato Stati e governi sono chiamati a giocare un ruolo da protagonisti: rinnovare dal profondo la propria pubblica amministrazione, per poter fornire informazioni e servizi ai cittadini e alle imprese e garantire loro più efficienza, più trasparenza, vera democrazia.
Al tempo stesso, pero’, i governi non devono credere di poter pianificare e gestire tutto lo sviluppo dell’e-government direttamente e centralisticamente. Stati e governi devono assumersi il compito di facilitare e favorire le iniziative legate all’Information Communication Techonology che nascono dall’azione di cittadini, realtà locali, imprese, terzo settore. Se i governi sapranno coniugare questi due aspetti tra loro complementari allora l?utilizzo delle nuove tecnologie farà fare un salto di qualità ai Paesi sviluppati e permetterà finalmente a quelli in via di sviluppo di annullare il divario digitale e di avviarsi con decisione sulla via dello sviluppo e del benessere.

Infine, da Palermo viene un mandato: diffondere tra i cittadini italiani la conoscenza di un progetto utile per sconfiggere la povertà e insieme contribuire a rendere più salda la pace nel mondo. Questa è la missione, il compito che spetta al governo, alle forze politiche e sociali, e ai mezzi di comunicazione, specie alla televisione pubblica. E, perché no, diffondere questa conoscenza rimarcando per una volta l’orgoglio per una iniziativa adottata dal G8 e dalle Nazioni Unite, ma nata per iniziativa dell’Italia e del suo governo.

* resp. nazionale Dipartimento Innovazione Tecnologica Forza Italia


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