Il Giornale del 25 marzo 2004
di Fabrizio De Feo
I manifesti elettorali evidenziano i risultati ottenuti dal governo a metà legislatura
Una campagna elettorale, quella di Forza Italia, all’insegna del bon ton. Tutta incentrata sui “fatti concreti realizzati dal governo”, sulle “promesse mantenute da Berlusconi”, quindi lontana anni luce dalla “faziosità”, dal “teatrino della politica”, dall’ideologia: in poche parole una “campagna che parla al cervello non alla pancia”, con l’auspicio che anche la sinistra segua la stessa strada, astenendosi dal consueto spargimento di polemiche e veleni. E’ questa la sintesi che Antonio Palmieri, responsabile per Internet e per la Comunicazione Elettorale fa presentando la campagna in vista del voto europeo del 12 e 13 giugno prossimi. Un’offensiva comunicativa già visibile a Roma dove da un paio di giorni campeggiano i “6×3”, i grandi cartelloni pubblicitari che già segnarono la propaganda politica del 2001, e che si svilupperà in due fasi, con un aggiornamento del messaggio e il lancio di nuovi slogan informativi a partire dal 5 aprile.
Sui quattro manifesti la “costante” è il volto di Silvio Berlusconi circondato dai dati relativi a quattro grandi temi affrontati dal suo esecutivo. Innanzitutto la riduzione degli incidenti stradali (meno 21.753) grazie all’adozione della patente a punti, il minor numero di immigrati clandestini arrivati in Italia (meno 40%), i 93mila miliardi di lire (“è la moneta a cui siamo abituati” dicono a Fi spiegando la scelta di riportare i dati nella vecchia valuta) spesi in investimenti per le grandi opere e la riduzione delle imposte sulle imprese al 33%. Costo totale dell’operazione, presentata ieri alla Camera, “una cifra ben distante non solo dai 400 milioni di euro di cui è stato scritto ma anche dai 90 milioni azzardati da altri.
Sul valore “politico” delle prossime consultazioni il coordinatore Sandro Bondi, affiancato dal vice Fabrizio Cicchetto e dal responsabile Propaganda, Lucio Malan, assicura: le elezioni di primavera non saranno un test sull’operato del governo. Non saranno, insomma, “un referendum sull’esecutivo Berlusconi”, diversamente da quanto accadde per il governo D’Alema che “non aveva ricevuto un’investitura popolare e aveva bisogno di legittimarsi agli occhi del Paese”.
Bondi fa notare che “i manifesti di questa prima parte della campagna portano il logo non di Forza Italia ma della Cdl”. Il motivo è semplice: “I risultati ottenuti dal governo sono merito di tutti i partiti della maggioranza”. Lo slogan della Cdl è, infatti, “Liberi e uniti”. “Liberi, perché ciascuna forza politica mantiene ed esalta la propria identità. Uniti, perché siamo uniti sui programmi a differenza della sinistra il cui accordo sui programmi è assolutamente inesistente”.
La scelta di Forza Italia di farsi portatrice di un “messaggio di coalizione” non comporta un contributo finanziario da parte degli altri partiti della Cd. “Per ora paghiamo noi” rivela Palmieri. C’è spazio, però, per un appello lanciato ad alleati e forze di opposizione. “Abbiamo capito che è difficile modificare la par condicio – ammette Palmieri– Ma sarebbe auspicabile per i cittadini modificare, prima delle elezioni, almeno la legge che disciplina le affissioni” con una liberalizzazione dell’uso dei manifesti elettorali.
Un passo che potrebbe essere compiuto con un emendamento al testo sull’election day all’esame del Senato. E su cui il centro sinistra, nonostante le proteste, evidentemente confida molto, visto che, come rivela Palmieri, “ha già prenotato la cartellonistica per la campagna elettorale fino a tutto maggio compreso”. Ovvero per un periodo nel quale, con la legislazione attuale, non è consentito affiggere manifesti elettorali
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