La Provincia di Como del 27 ottobre 2004
di Antonio Palmieri
La pubblicazione del Compendio della dottrina sociale della Chiesa a poche settimane dalla chiusura della 44esima Settimana Sociale dei cattolici italiani riporta la questione dell’impegno dei cattolici nella società e nella politica nei giusti termini, riproponendo in certa misura due tra gli esiti più notevoli della settimana sociale: l’appello del Papa perché i cattolici tornino a impegnarsi direttamente in politica; l’idea di monsignor Caffarra di una scuola di formazione per chi intende seguire questo invito. Questi due fatti (e il supporto culturale e di approfondimento ora fornito dal Compendio) aprono una nuova fase del rapporto tra chiesa e politica.
Dal 1994 infatti la chiesa ha dovuto affrontare in Italia una situazione del tutto nuova, quella del «bipolarismo dei cattolici». Infatti, terminata l’esperienza dell’unità partitica, i cattolici in politica si erano divisi in due: da un lato i cattolici liberali, per i quali la promozione delle libertà della persona è il cardine dell’agire politico perché unisce sviluppo e autentica solidarietà. Dall’altra parte i cattolici democratici (eredi di Dossetti e La Pira e della sinistra democristiana, per i quali solo l’azione dello stato può garantire uguaglianza tra gli uomini e proteggere i più deboli, concezione cui si è unito un forte e tenace antiberlusconismo.
Temendo che questo «bipolarismo dei cattolici» potesse essere fonte di lacerazione all’interno delle comunità ecclesiali, dalla fine della DC la Chiesa aveva scelto di agire in due modi: a) con una azione forte, visibile e diretta sui governanti in merito ai temi fondamentali della vita, della solidarietà, della libertà di educazione; b) con documenti ecclesiali che ribadissero con chiarezza i principi fondamentali della visione cattolica dell’uomo, della società e della politica.
Oggi la pubblicazione del Compendio della dottrina sociale, l’appello del Papa e l’idea di Caffarra sembrano aprire una nuova fase: quella del ritorno alla mobilitazione diretta e alla chiamata dei cattolici alla politica. Ciò apre però alcuni problemi: 1) Come vivere senza lacerazioni nelle comunità ecclesiali la inevitabile scelta di campo tra i due schieramenti, conseguente all’impegno diretto in politica
2) come affrontare quel paradosso per cui i cattolici di sinistra si ritrovano alleati di coloro che in Italia e in Europa sostengono posizioni antiliberali e antioccidentali e in molti casi fortemente anticristiane su quasi tutti i temi fondamentali che oggi sfidano la democrazia?
3) Poiché il bipolarismo dei cattolici discende dalla situazione politica ma anche da una divisione sul piano culturale, come svolgere una equilibrata formazione dei cattolici che intendano dedicarsi alla politica? Ai tempi della DC la questione si era risolta con il predominio del pensiero cattolico-democratico e solo con la nascita di Forza Italia il cattolicesimo liberale ha ritrovato una rilevanza politica. Ma oggi come conciliare le posizioni di Sturzo con quelle di Dossetti?
4) Come promuovere una interpretazione della storia contemporanea che esca dalla subalternità culturale prodotta da decenni di sudditanza al pensiero politicamente corretto di sinistra?
5) Come salvaguardare la laicità della politica e insieme difendere la democrazia dal più insidioso dei suoi avversari, il relativismo etico, anticamera alla dittatura della maggioranza?
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